Le figure della Resistenza cuneese
Nato a Castelfiorentino (Firenze) il 14 novembre 1901, ucciso dai tedeschi presso Saluzzo (Cuneo) il 9 aprile 1945, operaio e dirigente comunista.
Nato in una famiglia di contadini poveri, dopo le elementari passò due anni in seminario e quindi entrò in un'officina come apprendista tornitore. Era poco più che sedicenne allorché divenne segretario dei giovani socialisti di Castelfiorentino e, nel 1921, fu tra i fondatori della locale sezione comunista. Due anni dopo, licenziato dal lavoro e perseguitato dai fascisti, Manetti emigrò in Francia. Qui il Centro estero del PCd'I gli affidò il coordinamento del gruppo italiano in seno all'organizzazione parigina del Partito comunista francese e l'incarico di redattore della stampa per gli emigrati. Dopo aver frequentato a Mosca l'Università leninista, nella quale insegnò anche per alcuni anni economia politica, nel 1933 Manetti tornò in Francia e nel '36 fu chiamato a far parte della segreteria del suo partito, dopo che aveva compiuto vari viaggi clandestini in Italia per organizzare la lotta antifascista a Torino e a Milano. Sul finire del 1936, mentre era di nuovo in missione in Italia, il dirigente comunista fu arrestato dalla polizia a Calolziocorte. Deferito al Tribunale speciale, Cesare Manetti fu condannato a 18 anni di reclusione e a Pianosa, dove era stato mandato, nonostante le sue precarie condizioni di salute s'impegnò nei corsi di studio del collettivo comunista in carcere. Dopo la caduta del fascismo, le autorità badogliane si guardarono bene dallo scarcerare il dirigente comunista che, finito in mano ai tedeschi, nel 1944 fu tradotto nel carcere di Saluzzo. Cesare Manetti restò in prigione sino ai primi giorni dell'aprile 1945, quando fu liberato dai partigiani. Con altri prigionieri raggiunse una baita sulle colline circostanti e stava, con i compagni, studiando il modo migliore per riprendere la lotta, quando fu sorpreso nel suo rifugio dai tedeschi ormai in rotta. Manetti, che indossava ancora i panni di carcerato, fu subito ucciso con un colpo di pistola alla testa. Con lui caddero Ercole Bazzani e Aldo Falchetti. Al dirigente comunista è stata intitolata una strada di Empoli. Sulla sua vicenda, nel 1974, gli Editori Riuniti hanno pubblicato un libro di Renato Campinoti intitolato: Cesare Manetti: un quadro operaio del comunismo italiano.