Le figure della Resistenza cuneese
Nato a Torino il 18 ottobre 1909, deceduto a Torino il 9 gennaio 2004, filosofo del diritto, docente universitario, senatore a vita.
Figlio di Luigi, famoso medico chirurgo a Torino, Norberto Bobbio si è formato culturalmente e politicamente nel capoluogo piemontese, grazie anche alle frequentazioni di Vittorio Foa, Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Alessandro Galante Garrone, Massimo Mila ed altri intellettuali antifascisti. Dopo essersi laureato in legge e in filosofia, Bobbio studia, con Gioele Solari, Filosofia del diritto e dal 1935 al 1948 insegna questa disciplina nelle Università di Camerino, di Siena e di Padova. Il suo peregrinare per le università italiane lo porta a frequentare i gruppi antifascisti di diverse regioni. Era già stato arrestato a Torino, nel 1935, per propaganda antifascista, nel primo periodo della sua militanza nel movimento "Giustizia e Libertà", ma questo fatto non l'aveva indotto ad estraniarsi dalla politica. A Camerino si era avvicinato al Movimento liberalsocialista, a Padova fu tra i promotori del Partito d'Azione nel Veneto, diventando, dopo la proclamazione dell'armistizio, uno degli esponenti della Resistenza veneta. Arrestato il 7 dicembre del 1943 a Verona, dove si era recato per incontrare alcuni membri del CLN di quella città, Bobbio fu fortunatamente rilasciato alla fine del febbraio 1944, perché la polizia fascista non riuscì a portare prove a suo carico. Così il professore tornò a Torino e riprese il proprio posto nella Resistenza, rappresentante del Partito d'Azione nel Fronte degli intellettuali e nel Comitato della scuola.
Nel dopoguerra Norberto Bobbio insegna, dal 1948 al 1972, Filosofia del diritto all'Università di Torino. Dal 1972 al 1979, quando diventa professore emerito della stessa università, è docente di Filosofia della politica. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, il filosofo antifascista è stato dal 1966 socio corrispondente della British Academy. Critico delle filosofie accademiche o irrazionalistiche già dal 1944 - quando scrisse il saggio "La filosofia del decadentismo" - Bobbio nel dopoguerra, con decine di libri, si è impegnato in difesa di un rinnovato illuminismo, contro le eredità spiritualistiche e idealistiche della tradizione italiana. Ma il professore torinese non si è mai estraniato dalla politica, sempre tenendo in primo piano i valori della democrazia in Italia. Se nel 1966 aveva sostenuto il processo d'unificazione tra socialisti e socialdemocratici, diciotto anni dopo aprì una forte polemica con la "democrazia dell'applauso", varata da Bettino Craxi al Congresso di Verona. Nel luglio del 1984, Norberto Bobbio - che ha ricevuto lauree a honorem dalle università di Parigi, Buenos Aires, Madrid, Bologna, Chambéry ed è stato a lungo direttore, con Nicola Abbagnano, della "Rivista di Filosofia" - era stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Nel volume "Dialogo intorno alla repubblica" (Edizioni Laterza, 2001) - che è stato seguito da "Il dubbio e la scelta - Intellettuali e potere nella società contemporanea" (Carocci, 2001) e da "La mia Italia" (Passigli, 2002) - Bobbio ha puntualizzato: "Una delle ragioni della forza (e per me anche della pericolosità) di Berlusconi consiste nel presentarsi come fondatore di un partito nuovo in contrapposizione ai vecchi partiti considerati decadenti, come i fascisti si presentavano nei confronti dei vecchi partiti dell'Italia liberale".
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha inviato alla famiglia Bobbio il seguente messaggio: "Sono profondamente addolorato dalla notizia della scomparsa del Senatore Norberto Bobbio al quale mi legavano comunanza ideale ed una lunga e fraterna amicizia. L'Italia perde un uomo fiero e giusto, dalla personalità straordinaria, rigoroso e sensibile, curioso e sagace.
"Cerchiamo conforto nel ricordo di questo maestro di libertà, coscienza critica della nazione, modello di fervida e tenace sollecitudine per la democrazia, testimone lucido e coerente di quei valori di libertà e giustizia che sono fondamenta della repubblica. Attento studioso delle regole della democrazia e convinto assertore del metodo del dialogo e del confronto ha saputo unire l'impegno intellettuale ad una vita operosa per il bene comune, nella convinzione che la "Virtù" dei cittadini coincida con "L'amor di Patria". Il suo ricordo, la sua testimonianza di vita rimarranno un riferimento essenziale, un valido esempio per le giovani generazioni. In questo doloroso momento, insieme a tutti gli italiani, sono vicino ai familiari con sentimenti di intensa partecipazione e di commossa solidarietà".