Ci ha lasciato Giovanni Calisto “Janò”
L’ultimo Garibaldino della 177a brigata “Giovanni e Spartaco Barale”
Ci ha lasciato Giovanni Calisto “Janò” l’ultimo Garibaldino della 177a brigata “Giovanni e Spartaco Barale”, di Boves. Era sempre presente a tutte le manifestazioni partigiane con il labaro della Sezione di Boves; sia alle manifestazioni del 25 aprile che a quelle del 19 settembre (primo eccidio della città martire con due medaglie d’oro alla Resistenza).
Lo ricorderemo Mercoledì 5 settembre 2018, presso il sacrario di Boves, in forma civile, alle ore 14,30. Per i suoi meriti nella Resistenza, per il suo impegno nelle scuole e in tante altre attività, il comune di Boves gli aveva concesso, nel 2015, la cittadinanza onoraria della città.
Lui, con tanti suoi compagni e amici, ha scritto una delle pagine più belle della storia d’Italia. Pagine di Libertà, di scelta di democrazia e di giustizia sociale.
Giovanni Calisto era nato a Cannes nel 1925, da famiglia bovesana, trasferitasi in Francia per motivi di lavoro, come tanti altri abitanti della nostra provincia (emigranti loro malgrado). A quattro anni, rientra in Italia, a Boves, dove frequenta le scuole, in seguito farà il garzone di bottega presso un panetterie di Cuneo.
Dopo il 19 settembre 1943, quando Boves è bruciata e sono uccisi molti civili e Partigiani, “Janot” e il fratello decidono di unirsi ai Partigiani che operavano in val Colla, sulla Bisalta, rimarrà con loro fino alla Liberazione.
Queste sono le sue parole: “Il mio compito era testimoniare a tutti, e soprattutto ai giovani, che cosa è stata la Resistenza. I fascisti avevano ucciso mio fratello Carlo a Borgo San Dalmazzo, era antifascista, ed era ricercato perché Partigiano. Quando l’hanno fucilato, nel dicembre 1944, gli hanno appeso un cartello: - E’morto un Ribelle, che ha tradito la Patria - e non hanno lasciato che nessuno lo soccorresse Carlo era nascosto nella casa di Elsa Perona, casa che era sistematicamente perquisita, controllata e sorvegliata. Io ho dovuto scegliere, avevo diciassette anni, ho capito e visto le atrocità e la violenza dei Nazifascisti”.
“Janot”, ti ricorderemo per la simpatia, per l’empatia che creavi intorno a te, per la generosità e disponibilità verso tutti, specialmente i più deboli e soli. Grazie per quello che hai fatto!
La storia cammina, si supera, evolve, ma non si dimentica, questo è il motto che l’ANPI deve portare avanti, per ricordare il sacrificio della tua famiglia e di tutti quelli che hanno sacrificato la loro vita e la loro giovinezza per noi.